Nel 1978, nell’occasione di una conferenza sul caffè in Francia, una signora americana di nome Erna Knutsen definì lo Specialty Coffee il caffè ottenuto da coltivazioni situate in speciali microclimi e determinate aree geografiche in grado di conferirvi un particolare aroma. Si tratta di uno dei dogmi della Third Coffee Wave, movimento che promuove la cultura del caffè artigianale e di nicchia.
Diffusasi prima di tutto nei paesi anglosassoni e scandinavi, sta crescendo anche nel nostro paese l’attenzione per un caffè di alta qualità che conservi i sapori e gli aromi del luogo di provenienza. In Italia, del resto, siamo sempre stati abituati a prestare attenzione alla provenienza ed alla qualità del vino, della birra, del cibo, senza mai selezionare con attenzione il caffè in base al luogo di produzione ma accontentandoci delle qualità più generiche.
Per definire lo Specialty Coffee, però, non basta fare riferimento alla provenienza geografica del prodotto: il prodotto deve essere tostato fresco e da mani esperte, in modo che le proprietà aromatiche restino il più possibile intatte. Anche il barista deve dare il giusto contributo scegliendo la giusta acqua, la giusta temperatura e calibrando al meglio il rapporto tra acqua e caffè macinato al momento.
Il fenomeno, insomma, si prefigge di elevare un prodotto quale è il caffè, utilizzato su larga scala e spesso superficialmente, a prodotto di altissima qualità. Un prodotto scelto e trattato con cura, da degustare con la stessa attenzione con la quale siamo soliti gustare vini e distillati.
E c’è già chi si burla di questa moda che sta prendendo piede sempre più in tutto il mondo. E’ il caso di McDonald’s che, in uno spot promozionale per l’angolo bar della multinazionale McCafè, prende in giro la tendenza degli specialty coffee con ironia ed irriverenza. Lo spot sottolinea bonariamente le manie e gli eccessi delle caffetterie più ricercate evidenziandone in maniera grottesca abitudini come le foto al cappuccino, il v60, i tempi d’attesa, lo stile hipster dei baristi, la vasta gamma di scelta fra i tipi di caffè ed i prezzi sensibilmente più alti, che lasciano smarriti ed interdetti i clienti. Il tutto perché risaltasse il contrasto evidente rispetto alla politica McCafè, dove è possibile ordinare e consumare velocemente, senza fronzoli, in linea con la filosofia del fast food.
E nonostante l’intento irriverente, lo spot in qualche modo finisce con l’esaltare la particolarità del mondo dello Specialty Coffee, in cui la preparazione di un espresso non è più un mero gesto meccanico ma una vera e propria arte.
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