Siamo tutti a conoscenza dei superpoteri della caffeina, grazie alla quale ci sentiamo tanto attivi e “forti” da poter affrontare l’intera giornata senza ostacoli, come dei moderni Asterix con la loro pozione magica. Ebbene però, come quest’ultima, anche il caffè ha una limitazione legata al tempo. Dopo tre notti consecutive con poche ore di sonno, infatti, il caffè non garantisce più un miglioramento dell’attenzione e della vigilanza, ma l’unico effetto che può avere sul nostro organismo è di tipo placebo. Tale “debolezza” del caffè è stata confermata dal nuovo studio presentato dall’American Academy of Sleep Medicine, la quale sostiene che, se restringiamo a 5 l’ammontare di ore di sonno notturno, il vantaggio conferito da 200 mg di caffeina (la dose contenuta in 2 tazzine e mezzo di espresso, nonché quella assunta mediamente al giorno dagli europei) è efficace soltanto per i primi due giorni, mentre al terzo, equivale a sorseggiare un bicchiere d’acqua. Tali risultati sono stati ottenuti sottoponendo a sperimenti empirici un campione di persone, grazie al quale stabilire o meno la limitatezza dell’efficacia del caffè.
I ricercatori del Walter Reed Army Institute of Research hanno “costretto” 48 individui sani a dormire solo 5 ore a notte per un totale di 5 giorni, somministrando loro, per due volte al giorno, 200 milligrammi di caffeina o un placebo, mentre, nello stesso arco di tempo, facevano affrontare loro una batteria di test cognitivi per misurarne l’attenzione, la velocità di reazione psicomotoria, l’umore e la stanchezza mentale. Rispetto al placebo, la caffeina ha migliorato le performance dopo le prime due notti in bianco, ma non dopo la terza. I dati, dunque, dimostrano che, senza un po’ di riposo, qualche tazzina, anche se assunta all’ora giusta, non basta a prevenire il declino cognitivo.
Ma se siete arrivati al punto che persino la caffeina risulta inefficace per voi, unico consiglio che vi si può dare allora è questo: dormite!
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