Il caffè può essere un’esperienza di ritrovo, di condivisione e anche di crescita. È questa l’idea di Paolo Dalla Corte, CEO di un’azienda produttrice di macchine da caffè espresso, che ha dato vita a Second Chance Project, il programma di lavoro nel carcere di Bollate.
All’interno si trovano macchine per il caffè, e «Ognuna richiede processi di revisione, di ricambio dei componenti, del collaudo» spiega l’imprenditore. Il progetto infatti è proprio questo, rimettere in sesto le macchine e offrire una concreta opportunità di lavoro. Le attività saranno affidate ad un gruppo selezionato di detenuti all’interno del carcere, e vogliono rappresentare un ulteriore passo in avanti nella sperimentazione all’interno delle carceri che incentivano il lavoro.
La selezione si concentra sui detenuti che hanno iniziato da poco un percorso di formazione per diventare tecnici e lavorare sulle macchine, e ognuno di loro possiede abilità diverse. Inoltre, rappresentano anche un gruppo in cui tante nazionalità diverse si incontrano e collaborano.
«In Second Chance convergono e collaborano anime diverse: le istituzioni, l’impresa, la cooperativa. Per questo ne siamo orgogliosi» dichiara il direttore Massimo Parisi «Due aspetti sono evidenti: il primo è che il lavoro così aiuta davvero le persone. Il secondo è che sul carcere si può investire, anzi si deve. Solo così potremmo creare una società più sicura, in cui i detenuti non siano più dei costi ma delle risorse».
Leave A Comment