Se cercate la definizione di coffeehouse troverete “centro di intrattenimento sociale in cui persone o piccoli gruppi possono conversare, leggere, ascoltare musica passando il tempo piacevolmente”. Ma per sapere come e dove sono nate le famose coffeehouses, dobbiamo tornare indietro di qualche secolo.
Sin dal XVI secolo, le caffetterie erano il luogo per fermarsi e socializzare nelle regioni del medio oriente, dove gli uomini si riunivano per consumare caffè o tè, ascoltare musica, leggere, giocare a scacchi o a backgammon e per ascoltare le opere di poeti persiani e arabi.
Alcune leggende raccontano di come il caffè abbia fatto il suo debutto a Costantinopoli in un locale chiamato “Kiva Han” nella seconda metà del Quattrocento, anche se non si hanno ancora delle prove. In ogni caso, si ritiene che il “primo locale da caffè” della capitale ottomana abbia aperto nel 1554 e che da allora abbia spopolato.
Le coffeehouses arrivano infatti anche a Venezia intorno al 1640, a causa dei traffici commerciali fra la Serenissima ed il mondo Ottomano. In Inghilterra arrivano circa dieci anni dopo, e a Londra la prima coffee house viene aperta nel 1652 in St Michael’s Alley a Cornhill.
Il Settecento diventa il “periodo d’oro” dei caffè europei. Rappresentano il ritrovo della borghesia che si oppone ai salotti aristocratici, oltre che una piacevole alternativa a osterie e birrerie popolari. Sono i luoghi dove si sviluppano i principali aspetti della società borghese, dall’economia capitalistica alla filosofia illuministica. Al Café Procope a Parigi, il più famoso luogo di incontro dell’Illuminismo, sono soliti incontrarsi Voltaire, Rousseau e Diderot.
Ma anche i caffè italiani sono il ritrovo di discussioni letterarie e politiche, al punto che la più importante rivista dell’Illuminismo italiano fondata da Pietro Verri viene chiamata proprio “Il Caffè”. Nel 1720 apre a Venezia quello che è attualmente il più antico caffè operante in Italia, il Caffè Florian di Piazza San Marco, frequentato anche da personaggi come Carlo Gozzi, Francesco Algarotti, Antonio Canova, Carlo Goldoni e Giacomo Casanova.
In Italia i caffè rimangono in voga fino al periodo del “miracolo economico”. Quelli storici sopravvivono, ma per qualche decennio non ne vengono aperti di nuovi, e acquistano popolarità i bar, specializzati nella preparazione del caffè espresso servito al bancone. Solo dalla metà degli anni ottanta vi è un ritorno verso la tipologia del “caffè” tradizionale, e i bar aperti dopo tale data adottano spesso il nome di “caffetteria”.
Ora in diverse parti del mondo sono nate caffetterie a tema, ad esempio in Giappone i Manga café dedicati ai fumetti. E chi non conosce i caffè dove si può leggere un romanzo e anche accedere a Internet?
La storia delle coffee houses ha origini e lidi lontani, ma di sicuro non finisce qui! Noi siamo curiosi di vedere come cambieranno di nuovo e quali trasformazioni vivranno. A proposito, lo sapevate che a Londra ha aperto il London Cat Village? Un caffè dove potrete bere una bella tazza bollente e rilassarvi in compagnia di 17 adorabili gatti. Da provare!
fonte immagine: http://www.435mag.com/July-2014/Fun-Free-Family-Fridays-Doing-the-Coffee-House-Crawl/
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