Le origini della PlantBottle si possono far risalire al 1978 quando The Coca-Cola Company presentò per la prima volta al mondo bevande gasate in bottiglie di plastica PET. Con questo acronimo ci si riferisce alle bottiglie in plastica alimentare, che fino ad ora si costituivano nel loro 70% di acido tereftalico (TPS) e nel loro restante 30% di monoetilenglicole (MEG). Inizialmente il MEG veniva ricavato dal petrolio e da fonti fossili, mentre oggi è creato a partire da fonti rinnovabili come la canna da zucchero e i rifiuti compostabili, quali i fondi di caffè (leggi anche: Yes, we can: il caffè e le sue risorse ecologiche). È stato così combinato materiale di origine vegetale con plastica riciclabile per migliorare ancora più le qualità ecologiche delle confezioni delle PlantBottle.

Il passaggio da fonti fossili a fonti vegetali significa ridurre sensibilmente non solo le emissioni di anidride carbonica in fase di produzione rispetto alle normali fabbricazioni di PET, ma anche abbassare l’impatto di consumo dei combustibili fossili in fase di estrazione. Inoltre, le PlantBottle possono essere riutilizzate più volte in quanto riciclabili al 100%. La fase di recupero si semplifica, poiché il nuovo MEG è riciclabile negli impianti già esistenti, senza contaminare o essere contaminato dal PET tradizionale, riducendo così i costi di smaltimento e produzione.

Le PlantBottle si sono dunque innovate, diventando più ecologiche, anche se dal punto di vista visivo le differenze non si notano. Non vi sono modificazioni visibili né nello spessore, né nella qualità del materiale e anche la trasparenza è rimasta invariata. La differenza che conta, però, è quella sostanziale, e questa sarà resa evidente attraverso il nuovo simbolo, indice di un prodotto ecosostenibile e più sensibile alle esigenze del nostro pianeta.

Premiate con l’Edison Awards in quanto miglior nuovo prodotto dell’anno, le PlantBottle hanno ottenuto la meritata visibilità anche agli occhi dei principali colossi della produzione alimentare: la Coca Cola, che le usa ormai da anni, entro il 2020 provvederà a sostituire tutta la produzione di bottiglie con quelle nuove; in Italia è la Lilia ad aver iniziato a seguire il nuovo trend ecologico. L’innovazione non si ferma però solo ai produttori di bevande, ma anche altri produttori mondiali vogliono applicare il metodo green ai loro prodotti, come la Heinz, che ha distribuito 200 milioni di contenitori vegetali di ketchup, o come la Ford, che ha iniziato a pensare sedute in plastica vegetale per le sue autovetture.

I progressi finora realizzati, seppur di ottimo livello, non possono che essere precursori di nuove ricerche e nuove innovazioni. L’obiettivo a lungo termine dei produttori di PlantBottle, infatti, è quello di lanciare sul mercato una bottiglia di plastica che sia ricavata al 100% da rifiuti vegetali e che si possa anche riciclare, trasformando i rifiuti in una risorsa di valore.

Fonte immagine: coca-colaitalia.it

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