Quella del “caffè sospeso” è un’antica tradizione partenopea nata durante la seconda guerra mondiale per solidarietà: in un momento critico per il paese, chi ne aveva la possibilità pagava alla cassa il proprio caffè e ne aggiungeva un altro da lasciare in sospeso, destinato a chiunque lo chiedesse. I meno fortunati avevano quindi la possibilità di sorseggiare un buon caffè grazie agli sconosciuti benefattori.
La tradizione, dimenticata dopo il boom economico degli anni 60/70, è tornata alla ribalta nel 2010 a seguito della forte crisi economica, ed oggi, sono ben 119 gli esercizi commerciali italiani che vi partecipano, oltre alle sporadiche realtà all’estero: in Brasile, Belgio, Spagna, Svezia e Sud Africa.
Caffè Gambrinus, uno dei più antichi e famosi bar di Napoli (leggi “Storia di un caffè Napoletano”), è intenzionato a farsi portavoce del rilancio della tradizione. Gli scontrini dei caffè pagati ed in sospeso, verranno raccolti all’intero di un’enorme caffettiera in attesa di essere beneficiati da chi non può permettersi un break al bancone del bar.
L’ abitudine solidale ha dato vita ad una rete di festival, rassegne e associazioni culturali di mutuo soccorso, oltre ad una vera e propria ricorrenza: la “Giornata del caffè sospeso” (10 dicembre) in concomitanza con la “Giornata Internazionale dei Diritti Umani” (leggi “Un espresso per sorridere”).
“Nei locali che fanno parte del circuito ognuno può lasciare un caffè pagato. Ci sono gestori che scrivono su una lavagnetta quante tazzine gratis rimangono da sfruttare e le cancellano man mano che queste vengono consumate. L’obiettivo è stimolare la pratica dello scambio che, dal cibo ad altri generi di prima necessità, oggi come oggi svolge un ruolo sempre più importante. E poi vogliamo promuovere la nostra attività nella speranza che il caffè sospeso arrivi ogni giorno in nuovi bar ed eventi”, racconta Chiara Sasso, presidente della Rete del caffè sospeso. Successivamente, sono nati anche progetti di “pranzo sospeso” e “cultura sospesa”, quest’ultimo promosso all’interno di alcuni negozi della catena “La Feltrinelli” dov’è stato possibile donare libri.
Lo scrittore partenopeo Luciano De Crescenzo ha scritto un libro intitolato ‘Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi’ nel quale ha raccolto degli aneddoti di vita quotidiana, raccontando l’usanza come una filosofia di vita, ma anche il cantautore Pino Daniele, nello storico brano “’Na tazzulella ‘e cafè”, parlò dell’antica tradizione, descrivendone la nascita nei quartieri popolari napoletani e lungo i banconi dei suoi bar. (leggi “Cuccumella, che passione!”)
Quello che ci auguriamo è che questa realtà possa divenire consuetudine, non solo nel nostro paese ma anche nel resto del mondo. Purtroppo c’è ancora molta strada da fare, basti pensare che allo stesso Caffè Gambrinus di Napoli, su 1.500 caffè serviti ogni giorno, solo 10 restano sospesi. Si può decisamente fare di meglio!
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